Letture della Domenica

Prevenzione, gestione, sostegno.
In questa seconda ondata pandemica serve tutta la capacità di Governo possibile.
In queste ore il Governo sta definendo nuove misure per il contenimento della pandemia e, parallelamente, le forme di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese.
L’accelerazione dei contagi in questi ultimi giorni, segna da un lato la necessità di scelte immediate e coraggiose per garantire la salute dei cittadini, dall’altro lato suggerirebbe la massima attenzione per evitare un colpo mortale alla nostra economia.
Dobbiamo aumentare il numero dei tamponi rapidi, potenziare l’attività nei drive-in, rafforzare le attività di tracciamento e migliorare la gestione dell’utenza nel trasporto pubblico che rischia di essere vero e proprio cluster Covid-19.
Allo stesso tempo serve l’allerta massima per lo stato della nostra economia.
Gli effetti del lockdown della scorsa primavera ancora non sono stati smaltiti: l’Istat ci dice che il “pericolo di chiudere l’attività” tra le micro imprese è del 40,6% e del 33,5% per le piccole imprese. Sono numeri enormi per un tessuto produttivo, quello del nostro Paese, che è fatto prevalentemente da queste piccole attività imprenditoriali.
Tra queste realtà, a rischio chiusura ci sono il 65,2% delle imprese dell’alloggio e ristorazione e il 61,5% di quelle nel comparto dello sport, cultura e intrattenimento.
Sono numeri altissimi che necessitano di attenzione perchè il rischio di un default economico per questi settori è dietro l’angolo.
Per questo credo sia opportuna una buona dose di realismo, di attenzione alle azioni di sostegno ma soprattutto va evitato ogni eventuale inasprimento delle misure di contenimento che possano invece segnare il colpo di grazia per le piccole imprese.
Un segnale positivo è che il Governo, grazie alla volontà e alla determinazione di Italia Viva, ha deciso di prorogare lo stop dell’invio delle cartelle fiscali fino al 31 dicembre. Non si tratta di tombare quanto evidentemente dovuto, si tratta di dare fiato ai professionisti e agli imprenditori che in queste settimane devono nuovamente tarare le loro attività, bilanciare e rimodulare la contrazione delle entrate e gestire al meglio le spese che riguardano gestione e dipendenti.
Come credo anche che accanirsi con regole restrittive verso il mondo della ristorazione, già duramente colpito dalla pandemia, sia profondamente sbagliato.
Per la Fipe-Confocmmercio la chiusura alle 24 di bar e ristoranti può costare almeno 1,3 miliardi al mese, mettendo a rischio la sopravvivenza di almeno 15.000 bar serali e 40.000 tra ristoranti e pizzerie, su 300.000 del settore.
Sono attività che nella stragrande maggioranza dei casi sono riuscite ad autoregolarsi, garantendo il distanziamento e tutte le misure necessarie per evitare ulteriori contagi.
Basterebbe aumentare i controlli e punire severamente chi, guidato solo dalla logica del profitto, non rispetta le norme.
Ma non possiamo permetterci che per un’incapacità di controllo del territorio ci rimettano indistintamente tutti.